mercoledì 30 maggio 2012

CINA & ASIA, OVVERO IL FUTURO DI BACCO

Il business mondiale del vino continuerà a crescere, almeno fino al 2015, e a guidare questo trend sarà l’Asia, trainata soprattutto dalla Cina, dove cresceranno le importazioni e il consumo, ma anche la produzione.

A confermare una tendenza già detta da molti arriva da Vinexpo Asia-Pacific (fino al 31 maggio ad Hong Kong), il report dell’International Wine and Spirit Research: in Cina, il consumo, tra il 2006 e il 2010, è cresciuto del 140%, arrivando a 1,5 miliardi di bottiglie, e può crescere ancora tanto, visto che i cinesi bevono appena 1,1 litri di vino all’anno a testa.

E da qui al 2015 si prevede una crescita di un ulteriore 54%. Per l’analisi di Rabobank, poi, il vino straniero imbottigliato che arriva in Cina è ancora solo il 17% del totale, ma cresce ad una media del 65% anno su anno.

E le buone prospettive per il futuro del mercato del vino in Cina sono dovute anche al fatto che il nettare di Bacco è sempre più amato da giovani intorno ai 30 anni, sempre più interessati e curiosi di sperimentare vini da tutto il mondo, e non solo dalla Francia che resta leader incontrastata dell’import cinese.

E nel Paese è sempre più importante l’utilizzo di internet, non solo come fonte di informazione sul vino, ma anche come strumento di acquisto: se la celebre rivista inglese “Decanter” fa sapere che in aprile i contatti dalla Cina su Decanter.com hanno superato sia quelli Uk che quelli Usa, allo stesso tempo arriva la notizia di un importante investimento di “Yihaodian”, la più grande piattaforma di vendite on line del “celeste impero”, controllata al 51% dal colosso americano della distribuzione Wal-Mart, per sviluppare l’e-commerce del vino in tutto il Paese.

E intanto, da Hong Kong, il più maturo mercato asiatico per il vino, e porta privilegiata per conquistare l’Oriente, arrivano ottimi segnali anche sul fronte delle aste, dopo la battuta di arresto di inizio 2012: nell’ultimo fine settimana di maggio Christie’s ha piazzato il 100% dei lotti proposti, (raccogliendo 2,6 milioni di dollari), Zachys il 97% (per 7,4 milioni di dollari), e Acker Merral & Condit il 95% (per 9 milioni di dollari). Il futuro del vino insomma, sembra proprio passare per la “via della seta”...

Fonte: Winenews.it 30/05/2012

lunedì 28 maggio 2012

VINI NEL MONDO 2012 - SPOLETO "CAPITALE DEL VINO"

Dal 1 al 3 giugno, tre giorni e una notte da sogno

Tre giorni e una notte da sogno: torna, a Spoleto, l’appuntamento con “Vini nel Mondo” (è l’edizione n. 8), evento dedicato al vino di scena ogni anno nel “ponte” della Festa della Repubblica.
Dal 1 al 3 giugno, l’affascinante cittadina umbra, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, diventerà la “capitale del vino”, grazie alla partecipazione delle più prestigiose cantine italiane (www.vininelmondo.org).

I luoghi più belli della città umbra - dal Chiostro di San Nicolò al Teatrino delle Sei, dal Foyer del Teatro Caio Melisso all’ex Museo Civico, al Museo di Arti Visive Palazzo Collicola, il più importante museo d’arte contemporanea di tutta l’Umbria - ospiteranno le migliori etichette italiane. In Palazzo Tordelli e nel Chiostro di San Nicolò ci saranno degustazioni, tenute dai maggiori sommelier italiani, che accompagneranno i visitatori in un percorso, che inebrierà l’olfatto e delizierà il palato (con prodotti certificati Dop e Igp in abbinamenti particolari).

A curare gli appuntamenti in programma saranno gli esperti del Gambero Rosso, che organizzeranno una serie di “verticali” di annate storiche con seminari e degustazioni nei “salotti del vino”, veri e propri luoghi di incontro esclusivi dove incontrare i professionisti del vino e gli appassionati più qualificati.

A completare “Vini nel Mondo”, tanti eventi collaterali (workshop, seminari e incontri con i buyers e media internazionali) e l’ormai tradizionale appuntamento con la “Notte Bianca del Vino”, la serata di musica e divertimento in programma il 2 giugno, che animerà Spoleto fino a notte fonda. E dove i principali protagonisti sarano la musica e il vino, su tutti l’Asti Docg e il Moscato d’Asti Docg (il Consorzio è partner dell’evento di Spoleto, ndr).

Fonte: WineNews.it

venerdì 25 maggio 2012

DOP E IGP? SE NON "PAGHI" NON LE USI...

Se non si paga al Consorzio di tutela di una denominazione la quota prevista dall’“erga omnes” per la promozione e la tutela della denominazione stessa, potrebbe arrivare lo stop all’utilizzo di quella Dop o Igp.

A prescindere che l’azienda sia consorziata o meno. E, così, poter utilizzare una denominazione o un’indicazione d’origine, per un produttore, presto potrebbe essere non più solo questione di rispetto del disciplinare.

Se la cantina “non assolve in modo totale o parziale, nei confronti del Consorzio di tutela incaricato” agli obblighi previsti dalla legge 61/2010 (ovvero non paga quanto dovuto dall’erga omnes per la promozione e la tutela che i Consorzi rappresentativi di almeno il 40% dei viticoltori e del 66% della produzione possono esigere), il Consorzio stesso può chiedere la sospensione dell’utilizzo della denominazione al produttore inadempiente, che potrebbe dover pagare anche una “sanzione pecuniaria pari al triplo dell’importo accertato”.

Il tutto se sarà approvata, così come formulata ad oggi, la modifica dell’articolo 24 della legge 61/2010 contenuta nella bozza del decreto legge “Misure urgenti per il riordino degli incentivi, la crescita e lo sviluppo sostenibile” in discussione in Parlamento.

Fonte: winenews del 25/05/2012

CIBO & VINO, MENO CONSUMI MA PIU' SPRECO

Paradossi dell’era moderna: in Italia si consuma sempre meno cibo, ma se ne spreca sempre di più. Tra crisi economica, maggiore attenzione alla linea e alla salute e stili alimentari che cambiano, infatti, i consumi in tavola nel Belpaese sono diminuiti del 3% tra il 2000 e il 2011, e di ben il 5,1% dal 2005 al 2011, mentre nel complesso gli italiani hanno consumato il 4,1% in più di beni, merci e servizi di un ecennio fa.

A dirlo l’analisi di Federalimentare su dati Istat, che ribadisce, inoltre, le preoccupazioni
per l’impatto che aumento dell’Iva e ipotizzate tasse su certi prodotti potrebbero avere su un settore
che, in Italia, tra produzione e indotto, vale 245 miliardi di euro, il 15% del prodotto interno lordo.

Nondimeno, però, nonostante budget ridotti e pasti sempre meno pantagruelici, l’Italia è sul podio mondiale dei Paesi che sprecano più cibo in assoluto: 108 chilogrammi a famiglia all’anno, 27 chili a persona, per un costo di 454 euro all’anno a famiglia. “Meglio” fanno solo Regno Unito, con 110 chili a famiglia, e gli Stati Uniti, con 109 chili.

Uno spreco di cibo buono che, nel mondo, tra perdite lungo la filiera, scarti di produzione e pattumiere domestiche, vede andare in fumo oltre il 30% della produzione totale destinata al consumo umano, con i soli Paesi industrializzati che bruciano 222 milioni di tonnellate di cibo all’anno, una quantità sufficiente a sfamare tutta l’Africa Sub Sahariana. Un paradosso che vede finire 1,3 miliardi di tonnellate di cibo nella spazzatura, a livello mondiale, quando c’è 1 miliardo di persone, 1 su 6, che non ha accesso a sufficienti risorse idriche e alimentari.

Tema al centro del “webinar” in diretta streaming oggi, dalle ore 17, “Spreco alimentare: come ridurlo dal campo alla tavola”, promosso dal Barilla Center for Food & Nutrition, su www.barillacfn.com. Tra i relatori Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market, spin-off dell’Università di Bologna, Tristram Stuart, scrittore londinese firma di best seller come “Waste - Uncovering the global food scandal” e attivista impegnato contro lo spreco alimentare, e Jean Schwab, responsabile della National Food Recovery Initiative dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente Usa.

Fonte: Winenews.it 23/05/2012

mercoledì 23 maggio 2012

DOMENICA 27 MAGGIO 2012. FESTA TRA LE CANTINE DEL BELPAESE

Un tour delle cantine per scoprire che il vino è portatore di culture e di saperi. Non solo di sapori. E' la proposta di Cantine Aperte (www.movimentoturismovino.it), festival enologico che giunge quest'anno alla ventesima edizione, in programma domenica 27 maggio in tutta Italia, dal Piemonte alla Lombardia, dal Trentino all'Umbria, dalla Campania alla Sicilia.

In Val d'Aosta si potranno degustare vini tra i "più alti" d'Europa (come quelli della Crotta de la Meurdzïe), in Franciacorta verranno organizzate letture di poesie con passeggiate tra i vigneti, in Trentino un corteo d'auto d'epoca toccherà le cantine.

In Umbria, arte ed enologia saranno protagoniste dell'apertura non stop, fino alla notte, del Museo del Vino di Torgiano che ospita, oltre a strumenti per la produzione del vino, opere d'arte dal Rinascimento ai giorni nostri.

In Campania, attraverso il progetto Calici d'Arte, si potranno abbinare ai vini, formaggi, taralli e prodotti dell'orto. Pacchetti per ogni esigenza sono a disposizione nelle areee vinicole dell'Etna e del Salento.

Fonte: Guido Andruetto - La Repubblica del 27 maggio 2012

COMUNICATO DEI CONSORZI DI TUTELA DEL PARMIGIANO REGGIANO E DEL GRANA PADANO A SEGUITO DEL GRAVE SISMA CHE HA COLPITO L'EMILIA

I Consorzi Tutela Parmigiano Reggiano e Grana Padano assicurano i consumatori che, nonostante gli ingenti danni e la distruzione di migliaia di tonnellate di formaggio a causa del terremoto di domenica, le forniture alla distribuzione continueranno regolarmente, né tantomeno vi saranno rialzi di prezzo.

Chiediamo ai consumatori di segnalarci eventuali situazioni speculative circa la mancanza di prodotto, o ingiustificati rialzi di prezzo dello stesso.



Consorzio Tutela Grana Padano Consorzio Formaggio Parmigiano Reggiano.

lunedì 21 maggio 2012

PARMIGIANO E GRANA: 250 MILIONI DI DANNI

Modena - Oltre 300 forme di Grana Padano e Parmigiano Reggiano andate distrutte e numerosi magazzini gravemente danneggiati, per un danno complessivo  che ammonta a oltre 250 milioni di euro: è il bilancio "molto prudenziale" del sisma che l'altra notte ha colpito le strutture di stoccaggio di Grana Padano e Parmigiano Reggiano nel Bassa Mantovana e nella provincia di Modena.

"Una scossa fortissima - commenta Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano - che ha compromesso gravemente le strutture di numerosi magazzini, insieme a diverse migliaia di tonnellate di Grana Padano e Parmiggiano Reggiano che verranno mandate in fusione".

Un danno pesantissimo: "Che, però, non ha provocato alcuna vittima: il miglior sollievo in un momento di preoccupazione e disagio come questo. Speriamo che non ci siano altre scosse". Berni ha poi aggiunto: "Ci rimboccheremo le maniche e comineremo subito a lavorare per ripristinare la situazione quanto prima, con il consueto spirito costruttivo e collaborativo che ci appartiene".

Quindi ha rivolto un appello alla pubblica amministrazione: "Affinchè tenga in dovuta considerazione  quanto accaduto e ponga in essere quanto in suo potere e di sua competenza, con la necessaria sollecitudine, per consentire una rapida ripresa della normalità".

Dal Corriere della sera - 21 - 05 - 2012

mercoledì 16 maggio 2012

BENE L'EXPORT DOC E DOCG (+8%) SUPERATO SOLO DALLE IGT (+13%)

Poco meno di 30 milioni di ettolitri, pari circa a 2 terzi dell’intera produzione vinicola nazionale. Tra Doc, Docg e Igt si contano in Italia, a fine novembre 2011, 521 vini a denominazione di origine. Una realtà costituita da 330 Doc, 118 Igt e 73 Docg, che assegna al Piemonte il primato regionale, con 58 denominazioni, davanti alla Toscana con 56 e al Veneto con 50.

A fare il punta sulla situazione è uno studio Ismea sui vini a denominazione di origine che fornisce un’analisi sulle variabili strutturali, produttive e di mercato del settore anche se aggiornati al 2010. Lo studio, rivela ancora una forte concentrazione della produzione in poche denominazioni. Nel 2010 la produzione infatti di vini Doc-Docg e Igt è aumentata rispettivamente del 2,4 e del 3,3 per cento rispetto al 2009. Le maggiori spinte, tra le Doc e Docg sono venute dal Prosecco, dal Conegliano Valdobbiadene e dalle Doc Montepulciano d’Abruzzo, Piemonte e Asti, mentre nell’ambito delle Indicazioni geografiche spiccano i forti incrementi delle Igt Salento e Puglia.

Sotto l’aspetto strutturale, l’insieme delle Doc-Docg coinvolge una superficie di quasi 212mila ettari, a cui si aggiungono altri 148mila ettari circa di vigneti a Igt.
Nell’ambito dell’annata 2011 l’evoluzione di mercato ha fatto emergere una significativa ripresa delle quotazioni, dopo un biennio negativo, che ha coinvolto tutte le produzioni nazionali, compreso il segmento delle Doc-Docg.

Sul fronte dei consumi, invece le vendite di vino attraverso il canale della grande distribuzione organizzata hanno fatto registrare nel 2011 una riduzione complessiva dell’1% dei volumi acquisto, a fronte però di un analogo incremento della spesa. I vini Doc-Docg hanno confermato però i livelli di consumo 2010, facendo segnare un più 1% in termini di valori mentre le Igt a fronte di una conferma del fatturato hanno registrato un calo del 3% nelle quantità vendute. Se il mercato interno mostra segni di debolezza, molto meglio va invece sul fronte delle esportazioni che registrano dati positivi sia per i vini comuni che per le etichette a denominazione di origine.


L’export di vini Doc e Docg italiani hanno infatti messo a segno un progresso del 4% in volume (quasi 5 milioni gli ettolitri esportati) e dell’8% in valore. Ancora migliore la performance dei vini a Indicazione geografica, il cui export in volume ha sfiorato la soglia dei 6 milioni di ettolitri (+9%) per un giro d’affari cresciuto di ben 13 per cento.

martedì 15 maggio 2012

COLDIRETTI, IL 60% CAMBIA SPESA. ECCO IL DECALOGO 'SALVA TASCHE'

''Per effetto della crisi sei italiani su dieci hanno cambiato il modo di fare la spesa dove e' possibile risparmiare fino al 50 per cento senza rinunciare alla qualita' con alcuni semplici accorgimenti''.

E' quanto afferma la Coldiretti sulla base di una indagine Swg nel sottolineare che ''in Italia la tavola e' una componente determinante della spesa familiare e con 467 euro al mese assorbe ben il 19 per cento delle risorse. Il decalogo 'salva tasche' in tempo di crisi messo a punto dalla Coldiretti, che ha raccolto i 'trucchi' piu' comuni tra la gente, prevede utili consigli alla portata di tutti: dalla pianificazione della spesa al recupero degli avanzi della tavola, dalle ricette low cost della nonna all'acquisto in gruppo, dalla scelta dei prodotti locali e di stagione al taglio delle intermediazioni fino alla coltivazione di un piccolo orto''.

 1) Pianificare la spesa : Pianificare la spesa individuando prima i prodotti che si intendono acquistare verificando poi attentamente prezzi e offerte nei diversi punti vendita.  L'infedelta' al negozio o al supermarket premia nel momento di fare la spesa con il prezzo della stessa marca e confezione di spaghetti che arriva a triplicare da un negozio all'altro, quello di yogurt e birra del tutto identici che quasi raddoppiano, mentre la stessa confezione di latte cresce del 50 per cento, secondo uno studio pubblicato sul working paper del Gruppo 2013 promosso dalla Coldiretti.

 2) Scegliere prodotti locali e di stagione : In Italia l'88 per cento delle merci viaggia su strada ed e' stato stimato che un pasto medio percorre piu' di 1.900 chilometri su camion, nave e/o aeroplano prima di arrivare sulla tavola e spesso ci vogliono piu' calorie in termini energetici per portare gli alimenti al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali. All'impatto ambientale si aggiunge quello economico per il caro benzina che fa lievitare i costi dei prodotti importati da lunghe distanze spesso fuori stagione. Acquistare prodotti locali - sostiene la Coldiretti - garantisce inoltre una maggiore genuinita' e freschezza.

 3)Preferire prodotti sfusi: Le confezioni incidono fino al 30 per cento sul prezzo industriale di vendita degli alimenti e pesano sulle tasche degli italiani spesso piu' del prodotto agricolo in esse contenuto. Meglio allora comprare prodotti sfusi magari avvantaggiandosi dei distributori automatici che si stanno diffondendo nelle aziende agricole come quelli di latte fresco.

 4) Tagliare le intermediazioni : In questo modo si garantisce il miglior rapporto prezzo/qualita' ma si acquistano di prodotti o anche prodotti piu' freschi che durano piu' a lungo L'Italia puo' contare su 878 mercati degli agricoltori di Campagna Amica ai quali si aggiungono 3.972 aziende agricole, 670 agriturismi, 163 botteghe per un totale di 5.683 punti vendita.

 5) Coltivare un piccolo orto: Un italiano su quattro lavora nell'orto e nei terrazzi per cimentarsi oltre che nella tradizionale cura dei vasi di fiori, nella coltivazione ''fai da te'' di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di piselli, fagioli fave e ceci da raccogliere all'occorrenza. Una opportunita' non solo per chi dispone di ampi spazi all'aria aperta ma - precisa la Coldiretti - anche di semplici terrazzi grazie all' ampia offerta di piante adatte alla coltivazione in vaso. Tra terra, piantine o semi, concime e strumenti di lavoro, l'investimento si puo' stimare intorno ai 250 euro per un orto di 20 metri quadrati ''chiavi in mano''.

 6) Preparare in casa pane, pasta, yogurt, conserve e confetture: E' un'abitudine che - oltre ad essere divertente e salutare - aiuta, sostiene la Coldiretti, a risparmiare garantendosi la qualita' degli ingredienti utilizzati. Una passione che sta coinvolgendo un numero crescente di italiani.

 7) Non sprecare: Nonostante la crisi, circa il 30 per cento dei prodotti alimentari acquistati finisce nella spazzatura con una tendenza all'aumento. Ad essere gettati nel bidone sono sopratutto - sostiene la Coldiretti - gli avanzi quotidiani della tavola ma anche prodotti scaduti o andati a male con frutta, verdura, pane, pasta, latticini e gli affettati che si classificano tra i prodotti piu' a rischio. Il consiglio e' quindi di verificare le scadenze nell'etichettatura, scegliere i frutti con il giusto grado di maturazione ma anche di non dimenticare la cucina degli avanzi, dalle polpette alle frittate di pasta.

 8 ) Riscoprire le ricette low cost della nonna: Si va dai bolliti agli spezzatini, che utilizzano tagli della carne meno conosciuti che possono essere acquistati a prezzi estremamente convenienti senza rinunciare alla qualita'. I tagli meno pregiati del bovino da poter utilizzare in cucina - continua la Coldiretti - sono tantissimi, si va dal collo, taglio di terza categoria dalla carne gustosissima, ottima per bolliti o stracotti ma anche per preparare polpette e ragu' alla punta di petto, taglio molto economico che puo' essere usato per preparare buoni arrosti ma anche gustosissimi brodi. E ancora dal campanello che e' un piccolo taglio molto apprezzato per fare bistecche da cuocere sulla brace ma anche per spezzatini, stracotti e stufati a cui aggiungere del vino, pomodoro e verdure al geretto, detto anche muscolo che risulta particolarmente adatto per la preparazione di ossibuchi e stufati.

 9) Acquistare in gruppo: Formare dei gruppi tra amici, parenti o vicini per effettuare la spesa settimanale consente di risparmiare sui trasporti e attraverso l'acquisto di maggiori quantita' di prodotto di qualita' ai mercati generali o direttamente dai produttori agricoli. In Italia sono ci circa 800 gruppi di acquisto solidale (Gas), un numero raddoppiato rispetto a tre anni fa.

 10) Piu' tempo ai fornelli: In Italia si sta verificando una progressiva riduzione del tempo trascorso in cucina dove si impiega in media poco piu' di mezz'ora per pasto anche per effetto del boom dei piatti pronti. Cucinare in proprio secondo una analisi della Coldiretti consente di risparmiare fino a 5 volte rispetto al consumo di piatti pronti e soprattutto garantisce sulla qualita' degli ingredienti che possono essere scelti con piu' cura.

Fonte: Asca 12 maggio 2012

lunedì 7 maggio 2012

SE IL 15% DEL PIL ARRIVA DALL'AGROALIMENTARE ITALIANO

Vale il 15% del Pil e ogni anno arriva a muovere 245 miliardi di euro tra consumi, export, distribuzione e indotto: è l’agroalimentare italiano, fotografato dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, con una sempre maggiore propensione all’export, con la quota del made in Italy destinata all’estero che ha raggiunto, per la prima volta, una percentuale record del 20% per effetto congiunto della crescita delle esportazioni del 7% e della stagnazione dei consumi interni, ricorda la Coldiretti, e che non sarà penalizzato da nessuna “imposizione della Food Tax, non c’è alcuna decisione in tal senso, non credo sia una iniziativa utile”, ha detto il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, anzi, sarebbe una sorta di “tassa Tafazzi”, ha rilanciato il Presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo, Paolo De Castro.

Tutto questo al via di “Cibus”, il salone internazionale dell’agroalimentare di scena a Parma da oggi al 10 maggio, by Federalimentare e Fiera di Parma (www.cibus.it). Un settore fondamentale tanto per l’impresa privata che per il settore cooperativo, che incide per il 24% sul fatturato dell’industria di trasformazione alimentare del Paese, con il 26% delle realtà presenti sui mercati esteri, con punte del 58% nel settore vitivinicolo e del 39% nell’ortofrutta.

E se nel vino, ricorda ancora Coldiretti, la quota delle esportazioni ha addirittura superato in valore (4,4 miliardi di euro) quella del mercato interno, a crescere di più all’estero sono stati i settori più tradizionali del made in Italy come i formaggi, a partire da Grana e Parmigiano Reggiano che sono i più esportati con una crescita del 21%, ma anche il vino (+12%), l’olio di oliva (+9%), la pasta (+8%), i prodotti da forno (+7%) e di salumeria (+7%). E, pur con qualche difficoltà sul mercato interno, e con un leggero calo nel numero delle imprese, degli addetti e della produzione nel 2011, il fatturato è previsto in crescita, nel 2012, del 2,3% secondo le stime di Federalimentare. Un comparto, l’agroalimentare, “fondamentale per il rilancio del Paese - ha detto il Ministro Catania - di cui per molto tempo

venerdì 4 maggio 2012

CIBUS, GLI STATI GENERALI DELL'AGROALIMENTARE ITALIANO

La domanda di wine & food made in Italy proveniente da tutto il mondo cresce ancora, nonostante la crisi economica: è il dato eclatante del 2011. Non solo nei Paesi tradizionali importatori come Germania e Usa, ma anche nei Paesi emergenti, tanto che l’export dell’industria alimentare è cresciuto el 10,3% nel 2011, ma le aziende italiane tengono anche le quote sul difficile mercato interno, portando la bilancia commerciale del made in Italy ad un saldo positivo di 7 miliardi di euro, nonostante la minaccia costante dell’“italian sounding”.

Di tutto questo si parlerà a Cibus 2012, edizione n. 16 del Salone internazionale dell’alimentare italiano by Federalimentare e Fiere di Parma (www.cibus.it), di scena dal 7 al 10 maggio, a Parma. L’export sarà al centro della giornata inaugurale con “Tornare a crescere”, un momento di confronto in cui imprese, istituzioni e opinionisti, chiamati a dibattere su come ritrovare un percorso virtuoso di sviluppo.

Tra i convegni di Cibus spicca il 7 maggio “I consumi fuori casa (Ho.Re.Ca.) negli Usa: la grande opportunità per i prodotti autentici italiani” che tratterà la dicotomia tra prodotti autentici italiani e prodotti imitativi attraverso una ricerca del Management Resourses of America.

L’8 maggio si parlerà dell’avanzata, anche nel nostro Paese, del “vending”, cioè della distribuzione automatizzata di bevande e cibo, con “La Distribuzione Automatica partner del retail - le applicazioni del vending per innovative forme di commercio”.

Il 9 maggio l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni geografiche farà il punto sui prodotti Dop e Igp, presentando una ricerca dell’Ismea sulla loro tutela legale internazionale a “Il valore dell’origine protetta”.

Il 10 maggio un convegno sui requisiti richiesti dalla Gdo per la omologazione dei fornitori, rganizzato da Fiere di Parma e coordinato da Massimo Gelati, dal titolo “Gli standard market driven come requisito di ingresso e sviluppo del business” chiuderà la kermesse. Da non dimenticare le due “fiere nelle fiere”: Dolce Italia, organizzato dall’Associazione delle industrie del dolce e della pasta, e Pianeta Nutrizione, Forum multidisciplinare sulla sana e corretta nutrizione.

da winenews.it del 04 maggio 2012

mercoledì 2 maggio 2012

IN ITALIA SI BEVE MENO VINO, MA SEMPRE PIU' BUONO

Che in Italia si beva sempre meno vino è vero, ma dal mercato interno non arrivano solo cattive notizie. “Per chi fa il medio-alto di gamma i numeri stanno tenendo e in alcuni casi si sono anche visti degli incrementi”.

Parola di Marcello Meregalli, ad del Gruppo Meregalli, azienda da 50 milioni di euro di fatturato e leader della distribuzione di vini di qualità nel Belpaese. “Sono cresciute le bollicine di qualità italiane e, soprattutto, denominazioni storiche che hanno cominciato a fare un prezzo un po’ più “furbo” - spiega a www.winenews.tv - più in linea con la situazione di mercato. Prezzo che va in enoteca tra i 10 e i 20 euro, e che anche al ristorante si attesta sui 20 euro”.

Vini che, dunque, in media escono dalla cantina tra 5 e 8 euro a bottiglia. E anche nella grande distribuzione la qualità paga: il Brunello di Montalcino (prezzo medio 17,2 euro), per fare un esempio, è cresciuto del 14,8% nel 2011 sul 2010.

Insomma, sembra che in tempi di crisi il consumatore preferisca magari bere una bottiglia in meno, ma più buona. “Se apriamo i nostri armadi tutti i giorni scopriamo che abbiamo 4 cappotti dello stesso colore, o che abbiamo il cellulare nuovo ogni 6 mesi. E magari siamo andati a lesinare sul godimento personale.

Ora che siamo tornati, causa crisi, a fare spese più oculate, invece spendiamo soldi per soddisfare di più le esigenze del nostro organismo, e il vino fa parte di questo fenomeno”. E piano piano il mantra del “rapporto qualità-prezzo”, che ha guidato (e guida tutt’ora) la gran parte delle scelte di acquisto del vino, sembra cedere spazio a decisioni “funzionali” (il vino da pasto, quello per un regalo, una bottiglia particolare da offrire agli ospiti a cena).

Cosa c’è da aspettarsi, dunque, nell’immediato futuro del mercato italiano? “Ci sarà il consolidamento di questa fascia che prima era considerata media, ma con la crisi è diventata medio-alta visto il potere di acquisto. Questo ci fa ben sperare per quello che è il prodotto qualitativo che viaggia in gdo a 5-7 euro in su e in enoteca parte da 10 euro. Bene le bollicine e il ritorno ai vini stranieri, e non solo da collezione. Anzi, sui vini di altri Paesi siamo tornati a livelli precrisi” ...