mercoledì 21 novembre 2012

CONTRAFFAZIONI 2/ OLIO MISCELATO, COLORATO, DEODORATO...TUTTE LE SOFISTICAZIONI DELL'EXTRA VERGINE FALSAMENTE ITALIANO

Potremo rinominarlo "L’oro verde".  Di fronte a così tante frodi, è chiaro come intorno all’olio di oliva e ancor più all’extra-vergine, giri un interesse notevole da parte dei contraffattori. Le storie sono tante e variegate. La somministrazione di oli di oliva alla ristorazione in contenitori non conformi o etichettati in maniera irregolare è il minimo che si possa riscontrare nel panorama delle criticità di questo prodotto.
Miscelazioni con oli di semi o addirittura lampanti, colorazioni con la clorofilla, "deodorazioni". Tutte però hanno un comune denominatore: la contraffazione finalizzata a far credere che si tratti di olio extra vergine di qualità e ITALIANO.
Secondo L’Agenzia delle Dogane, nel 2011, l’Italia ha importato oltre 35 milioni di chilogrammi di olio esportato oltre 156 milioni, soprattutto nel Nord America. In particolare all’estero si contano numerosi casi di "italian sounding", dove il concetto di italianità rappresenta un vero e proprio strumento di marketing. La difesa dalla frodi di questo prodotto assume pertanto una elevata rilevanza sia dal punto di vista di tutela della salute del consumatore, della qualità che della onestà di tanti produttori italiani.
Una frode che ha creato molto clamore è la cosiddetta"deodorazione". E il virgolettato è d’obbligo. La "deodorazione" non ha niente a che fare con l’aggiunta di un deodorante o altre sostanze all’olio. Si tratta, in realtà, di una operazione di rettifica per allontanare le sostanze volatili aventi cattivo odore e avviene tramite distillazione in corrente di vapore, sottovuoto e alla temperatura di circa 200° C5. Si tratta di un procedimento applicato a olive mal conservate e trattate con metodologie assenti in Italia, ma molto diffuse in altri paesi. La presenza di alti livelli alchil esteri potrebbe, quindi, essere un indicatore della falsa origine italiana delle olive. Contro questa pratica esiste un nuovo strumento di lotta: il Reg. Ue 61/2011 che introduce un nuovo metodo di valutazione degli oli d’oliva e degli oli di sansa d’oliva.

- Nel febbraio 2011 il Nucleo Agroalimentare Forestale di Roma del Corpo forestale, a seguito di una lunga indagine iniziata nel settembre del 2010, ha riscontrato, presso diversi stabilimenti  di, ha riscontrato, presso diversi stabilimenti di confezionamento a Firenze, Reggio Emilia, Genova e Pavia documenti di trasporto falsificati utilizzati per regolarizzare una partita di 450 mila chilogrammi di olio extravergine di oliva destinata ad essere commercializzata, per un valore di circa 4 milioni di euro. L’ipotesi degli investigatori era che i documenti siano stati contraffatti per ingannare sulla vera natura del prodotto che, secondo la Procura di Firenze, conterrebbe olio di oliva deodorato, di bassa qualità e dal valore commerciale tre volte inferiore a quello etichettato come extravergine.
Questo può essere definito come il primo grande maxi sequestro di olio deodorato.

- Nell’agosto 2011 altri 9.000 litri di olio di oliva "deodorato" proveniente dalla Spagna e dalla Grecia sono stati sequestrati invece dal Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari.
La "deodorazione" è solo una delle alchimie dell’olio. Forse la più nuova. Non mancano, infatti, le classiche, come le miscelazioni con oli di qualità inferiori e le "colorazioni".

- Fortunati, quindi, i clienti di alcuni ristoratori toscani a cui era destinato "olio extravergine di oliva" che in realtà era composto da una miscela di olio di semi con aggiunta di clorofilla .
E magari, gli ignari cittadini seduti al tavolo avrebbero pensato che si fosse trattato di olio italiano, o per giunta toscano. Così non è stato. Per fortuna. Perché i NAS sequestrarono quel prodotto nel giugno 2011.

- Spudoratamente "100% italiano" erano invece i 38.501,52 quintali di olio extravergine di oliva
sequestrati dal Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF),   in collaborazione con la Guardia di Finanza di Siena, a giugno 2012. In realtà il prodotto era ottenuto dalla miscelazione di prodotti di origine spagnola e greca, venduto a numerose ditte imbottigliatrici ad un prezzo assolutamente in linea con le aspettative del mercato nazionale.

Meno male che ci sono i controlli. Questo è certo. E meno male che anche le istituzioni e la normativa si adegui alle nuove forme di alchimia dell’oro verde. Dopo il successo ottenuto con il Regolamento 182 del 2009 (che prevede l'obbligo di indicare in etichetta l'origine delle olive impiegate per produrre l'olio vergine ed extravergine di oliva in tutta la Comunità Ue), il 2011 lo ricorderemo per il già citato Regolamento 61 sugli alchil esteri.
Attualmente è in discussione il disegno di legge 3211 recante "Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini",  che nasce proprio dall’esigenza di ostacolare la commissione di attività fraudolente e pratiche commerciali scorrette nell’ambito della filiera degli oli di oliva vergini. Tra le novità principali proprio un limite inferiore di alchil esteri a quello previsto dal Reg. 61/2011 (25/30 mg/kg) per gli oli 100% italiani e l’estensione dell’applicazione di più rigorose disposizioni penali a tutela del commercio nelle ipotesi di fallace indicazione nell’uso del marchio, quando abbia per oggetto oli di oliva vergini.
di Silvia Biasotto.
Fonte: Contraffazioni e truffe "Italia a tavola 2012" IX rapporto sulla sicurezza alimentare del
MDC e Lega Ambiente. 

NEWS: OPERAZIONI A TUTELA DELLA MOZZARELLA DI BUFALA CAMPANA DOP

La mozzarella non trova pace Dop o non Dop. Di bufala o meno, ogni anno i giornali si riempiono di brutte storie di frodi di questo prodotto tra i simboli dell’Italia come della cucina mediterranea. Il 2008 fu l’anno delle mozzarelle di bufala alla diossina. Un episodio doloroso a cui si aggiunse la triste storia del 2009 nel Casertano delle bufale dopate con la somatotropina, ormone della crescita impiegato per produrre più latte e con effetti cancerogeni sull’uomo. E sempre nel 2009 il Consorzio di tutela venne commissariato dopo che il presidente, l'imprenditore Luigi Chianese, venne sorpreso ad annacquare il latte.
Nel 2010 si diede il via alle cd "mozzarelle blu". Non di bufala, ma agli occhi dei consumatori sempre di mozzarella si tratta. Gli italiani hanno così conosciuto il famoso batterio Pseudomonas Fluorescens. Non pericoloso per la salute, ma che rende le mozzarelle non commestibili.
E poi ci sono le contraffazioni che colpiscono colpiscono soprattutto il marchio Dop della bufala campana. I casi riportati nel rapporto Italia a Tavola raccontano soprattutto di mozzarelle di bufala falsamente qualificate a denominazione, principalmente perché la materia prima, ovvero il latte, risulta contraffatto in merito alla sua origine o natura.
Ricordiamo come il Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari – Nuclei Antifrodi ha eseguito nel 2010 controlli straordinari allorquando, su sollecitazione delle stesse organizzazioni di produttori, è stato necessario monitorare con particolare attenzione la filiera della Mozzarella di Bufala Campana DOP in relazione alle segnalazioni di possibili inserimenti nella filiera di pratiche non conformi al disciplinare di produzione.

Fonte: Nac

- Il 16 marzo 2011 il personale dei Comandi provinciali di Benevento, Campobasso e Caserta del Corpo forestale dello Stato hanno sequestrato oltre un quintale di mozzarella di latte di bufala contraffatta, messa in vendita e spacciata per Mozzarella di Bufala Campana DOP. Uno dei lotti, posto sottosequestro, è risultato essere stato confezionato con latte di bufala proveniente da allevamenti delle zone di Milano e Novara quindi non appartenenti quindi all’areale di produzione del latte ammesso per la Mozzarella diBufala Campana Dop.

- Il 22 dicembre 2011 i militari del NAC di Salerno hanno bloccato invece 2.000 kg di latte di bufala, deiquali non veniva rinvenuta idonea documentazione attestante la tracciabilità. Da segnalare, a settembre 2011, l’operazione del Corpo Forestale ITALIAMO: 14 persone indagate, 3 regioni e 6 province coinvolte, 30mila confezioni di mozzarella sequestrate. Gli uomini del Corpo hanno infatti scoperto documentazione relativa ai 465.800 chilogrammi di latte per la produzione di mozzarelle a marchio italiano ma prodotte anche con latte di origine francese, belga e lussemburghese.
A casi come quelli descritti si aggiunge il fenomeno dell’italian sounding che, come per molti altri prodotti simbolo del buon Made in Italy italiano, maschera la frode sotto nomi di fantasia e italianeggianti come la "buffalo mozzarella".

In questo caso si tratta di prodotti italiani ma che non rientrano nel disciplinare della Dop e non hanno, quindi, le caratteristiche del prodotto certificato. Difficile per il consumatore straniero percepirne le differenze in termini di qualità, legame col territorio e prezzo.
Lo scenario è quello di un prodotto simbolo della qualità alimentare e del territorio italiani posto sotto assedio dai contraffattori. Si tratta di un grave danno alla salute dei consumatori (in alcuni casi), al mercato e ai produttori onesti, e all’immagine del nostro Paese. Vale la pena ricordare che la mozzarella di bufala ha ottenuto il riconoscimento nazionale nel 1993 e quello europeo nel 1996. Secondo quanto riportato nella "Relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare 2011" il volume di affari del comparto è pari a 500 milioni di euro al consumo e a circa 300 milioni alla produzione. L’esportazione ammonta al 20 per cento circa del prodotto. Tra le Dop del Belpaese si posiziona al quinto posto tra i primi dieci prodotti per fatturato alla produzione valore che nel 2010 ammontava a 290 milioni di euro.
di Silvia Biasotto

Fonte: "Contraffazioni e truffe "Italia a Tavola 2012",

martedì 13 novembre 2012

NEWS: LE FAMIGLIE ITALIANE & IL VINO, ITALIANITA' E MARCHI DI DENOMINAZIONI

E' vero che il vino italiano, oggi, prospera grazie all’export (a +7% nei primi 6 mesi 2012 sul 2011), che riesce ancora a compensare il calo dei consumi interni.
Lo dimostra il fatto che il fatturato complessivo delle cantine del Belpaese, dal 2005 al 2011, è cresciuto del 26%, soprattutto grazie alle esportazioni,
a +47%.

Ma il mercato interno è imprescindibile, vale ancora la metà del fatturato complessivo (sugli 8 miliardi di euro nel 2011, dati Istat). Ecco perché è importante conoscerne le dinamiche di oggi.
E,
dall’analisi di WineNews sui dati nazionali della ricerca "I consumatori italiani e l’agroalimentare. Il caso dell’Emilia Romagna", curata da Denis Pantini di Nomisma per "Enologica" (16-19 novembre, Faenza) su oltre 800 responsabili della spesa delle famiglie italiane (6 su 10 sono donne, ndr), per esempio, emerge che il primo criterio di scelta indicato da chi compra vino lungo lo stivale, sia proprio l’italianità del prodotto (26%), seguito, con il 23,8% dalla presenza di marchio Dop (Doc e Docg) e Igp (Igt), e dalla provenienza da una regione specifica (16,4%). Importanti anche "aspetto" (gusto, profumo, colore e sapore), per il 12,4%, e la marca del produttore (10,4%): molto meno, a dispetto di quanto si pensa, le promozioni, il consiglio del negoziante e il basso costo, indicati da meno di un intervistato su 3.
E se la Regione più apprezzata per i prodotti alimentari è l’Emilia Romagna (20,3%), seguita da Campania (10,7%), Sicilia, (9,3%), Toscana e Puglia (8,7%) con tutte le altre sotto il 5%, nel vino Piemonte (14,4%) e Toscana (12,6%) primeggiano nel gradimento dei consumatori (come, per altro, accade nelle più importanti guide del vino, ndr). Sulle tavole quotidiane degli italiani, poi, i vini preferiti, per la ricerca, arrivano da Sicilia (9,8%), Veneto (8,9%), Puglia (7,8%), Emilia Romagna (6%), Friuli Venezia Giulia (5,7%) e Trentino Alto Adige (5,5%). E poi, a seguire, dal 4% in giù, nell’ordine, da Sardegna, Abruzzo, Lombardia, Marche, Lazio, Calabria, Liguria, Basilicata, Umbria, Molise e Valle d’Aosta.

Fonte: winenews.it del 13/11/2012

venerdì 9 novembre 2012

NEWS: SAN MARTINO IN CANTINA TRA ITALIA E EUROPA

Fare festa, si, ma anche ringraziare la terra per l’ultimo raccolto, e riflettere su un modo diverso di vivere le esperienze in vigna e nei campi: ecco lo spirito di "San Martino in Cantina", come spiega a www.winenews.tv la presidente del Movimento Turismo del Vino, Daniela Mastroberardino.
Un
"capodanno del vino" che, l’11 novembre, sarà festeggiato, dal Nord al Sud del Belpaese nelle cantine del movimento (www.movimentoturismovino.it).
Qualche idea su dove andare? Nel Monferrato d’Asti, in Piemonte, il "Crotin", caratteristica cantina sotterranea scavata nel tufo (Ferraris), fa da scenario a degustazioni e ad un museo con antichi strumenti, mentre a San Marzano Oliveto si va a passo fra i
vigneti per la semina a mano del sovescio (Carussin).
E se in provincia di Novara si degusta il "San Martino" rosato, creato apposta dall’ultima vendemmia per la festa di novembre (Valle Roncati), nei pressi di Cuneo si assaggia il vino novello abbinato al cioccolato piccante (Terre Da Vino). In Valtellina (Lombardia), sul dosso del Maroggia, si va a spasso tra i suggestivi vigneti terrazzati e le "involt", cantine con soffitta a volta (Sesterzio). Pranzi con il vignaiolo in Lombardia (Guerci), dove sono previste attività anche per i più piccoli, dalla gara di pigiatura con i piedi (cantina di Quistello) ai laboratori di cucina a ritmo di filastrocche gastronomiche (Pietrasanta). In Veneto, oltre alle visite in tante cantine, si potranno visitare le grotte di affinamento dei vini di Monte Fasolo, o l’enomuseo con oggetti d’arte da Ca’ Rugate (11 novembre). In Sicilia, ancora, tante iniziative, dallo show cooking dal vivo al laboratorio di analisi sensoriale con l’enogastronomo (Marchesi de Gregorio), fino al tour negli
uliveti secolari (Alessandro di Camporeale). Ma l’11 novembre 2012, in onore alla "vocazione" internazionale di San Martino di Tours, celebrato in tutta Europa, sarà anche la "Giornata Europea dell’Enoturismo", promossa da Recevin, la rete che unisce le Città del Vino di tutta Europa, dalla Spagna al Portogallo, dalla Francia all’Italia.
Con l’enoturismo (che in Italia vale 5 miliardi di euro) che anche questa volta animerà con tanti eventi tutto il Belpaese (www.terredelvino.net).