
II "racchiusi" dall’omonima Doc, per citare i casi più celebri. Ma tanti sono i territori enoici, nella "tentativ list" italiana all’Unesco che cercano la candidatura, facendo leva sul legame con Bacco, come le Langhe, Roero e Monferrato (la cui candidatura è già rimanda ufficialmente al 2013), dove nascono Barolo, Barbaresco e altri grandi vini piemontesi, o come la Valtellina, terra dello Sfurzat, tra gli altri, che si propongono proprio come "Paesaggi viticoli".
O come le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, indissolubilmente legate alle celeberrime bollicine. Ma tante sono anche le zone che, pur non richiamandosi direttamente a Bacco, hanno nella viticoltura elementi fondamentali della loro storia, cultura e patrimonio paesaggistico. Come l’Etna, uno dei territori emergenti del Belpaese, dove una delegazione Unesco è in visita in questi giorni, ed incontrerà anche i produttori di vino del vulcano.
Ma, scorrendo la lista, c’è Orvieto, perla architettonica dell’Umbria, nelle cui campagne nasce l’Orvieto Doc, o la Valle del fiume Aniene, nel Lazio, le cui acque bagnano le terre del Cesanese di Affile Doc. E ancora il Salento, in Puglia, dove a modellare il paesaggio e l’economia sono anche i vigneti di Negroamaro e Primitivo, così come nelle Murge di Altamura. E in Sardegna, nel Sulcis Iglesiente, dove nasce, tra gli altri (in provincia di Cagliari), il Carignano del Sulcis.
Ma per sapere chi ce la farà bisognerà aspettare mesi, se non anni. Intanto, coscienti che un eventuale "no" oggi può trasformarsi in un "sì" domani, non resta che ingannare l’attesa con un buon bicchiere di vino. Che, nei fatti, è già un importante e piacevolissimo patrimonio dell’umanità.
Fonte: winenews.it
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