Slow Food, senza mai rinnegare l’importanza del diritto al piacere legato al cibo, si è trasformato in soggetto politico, esattamente come le comunità del cibo di Terra Madre, che si caratterizzano per intelligenza affettiva e austera anarchia e che, grazie alla rete che le unisce, possono far valere i loro diritti.
Emerge dal Congresso mondiale di Slow Food n. 6, andato in scena al Salone del Gusto e Terra Madre di Torino. Di fronte ai 650 delegati da 95 Paesi del mondo, è stato il presidente di Slow Food, Carlo Petrini, confermato proprio oggi presidente internazionale dell’associazione, a fare il punto sulla cultura alimentare di oggi e le sfide da vincere domani: "è interessante che in un periodo di crisi come quello attuale, il cibo sia relegato nell’opprimente contesto ludico della tv.
Questa non è gastronomia, è pornografia alimentare. Il cibo ha perso valore, è diventato merce. Occorre invece tornare a un approccio olistico, e per fare questo bisogna ascoltare le quattro categorie da cui possiamo imparare tanto e che invece sono relegate ai margini della società: donne, anziani, contadini, indigeni".
Parole cui hanno fatto eco quelle di padre Zanotelli, l’ex missionario che oggi opera a Napoli: "non aspettiamoci più nulla dall’alto, adesso tocca a noi. L’economia di uguaglianza, l’equa distribuzione dei beni, sono valori presenti nella religione ebraica come in quella cristiana e il fatto che solo adesso si parli di diritto al cibo è scandaloso. La politica finora ha fallito perché in balìa dei potentati economici, delle multinazionali. Nella guerra contro i poveri, ha vinto la finanza.
La povertà è creata, la fame è voluta: le persone non muoiono di fame, vengono ammazzate di fame. Nel mondo si spendono 1.740 miliardi di dollari l’anno in armamenti per proteggere cosa? L’attuale sistema di vita". Lo stesso che consente la pratica del land grabbing, soprattutto in Africa: Governi e multinazionali che acquistano grandi terreni per produrre biocarburanti e alimenti destinati esclusivamente all’esportazione. Se Slow Food e Terra Madre riuscissero a riunire soggetti diversi legati da una visione comune, tutti insieme potrebbero spingere per cambiare le cose come una sorta di "lobby virtuosa".
Fonte: winenews.it del 29/10/2012
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