lunedì 16 aprile 2012

I DISTRETTI DELL'AGROALIMENTARE ITALIANO TIRANO. MA...

Il made in Italy “dipende” dall’estero: l’ennesima conferma arriva dal report sui distretti del Servizio Studi Intesa San Paolo, da cui emerge che i distretti agroalimentari italiani hanno fatto segnare un +7,6% di volume di affari nel 2011 sul 2010, soprattutto grazie all’export, recuperando il terreno perso nella prima fase della crisi: quasi tutti i distretti (solo 3 “eccezioni” su 44) nel 2011 hanno superato i livelli del 2007.


Distretti del vino in Veneto
Ed i distretti dai risultati migliori sono quelli del vino: dal Trentino con il Trentodoc ai vini veronesi, Amarone in primis, dal territorio del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene alla Toscana con il Chianti, fino al Piemonte di Langhe, Roero e Monferrato, che è il distretto al top, con un export in crescita dell’8,5% per un valore che supera il miliardo, con un “surplus” di 241,7 milioni di euro sul 2007.


Tra gli altri distretti, ottime performance del lattiero-caseario in Lombardia, con il solo export che vale 686 milioni di euro. Ma è il mercato italiano quello che preoccupa di più e che sarà più difficile anche nel 2012: “la domanda del mercato interno si confermerà debole e l’incremento della disoccupazione unito agli effetti delle manovre di correzione dei conti pubblici sulle famiglie, fa prevedere una nuova riduzione dei consumi, che potrebbe interessare l’settore agroalimentare come già nel biennio 2008-2009, e nel 2011”.

E così, come ripetiamo da tempo, l’export diventa più una via obbligata che una possibilità, anche se, per Intesa San Paolo, sta cambiando la cartina geografica delle esportazioni: negli ultimi 6 anni si sono ridimensionate, nel complesso, quelle nei mercati più “maturi per l’agroalimentare italiano, ma sono cresciute nei Paesi emergenti, Cina e Russia su tutti.

Ma a preoccupare le imprese del wine & food italiano è anche l’esposizione al debito: secondo l’analisi di Coldiretti sull’indagine della Cgia di Mestre, nel 2011 hanno chiuso 50.000 aziende, e sono aumentate del 30% quelle in sofferenza nel far fronte ai debiti pregressi. E come se non bastasse, per Coldiretti, il costo del denaro in agricoltura ha raggiunto il 6%, ed è più alto del 30% sulla media dell’industria, senza contare che 6 imprese su 10 hanno difficoltà ad accedere al credito.

da WINENEWS.IT - 16 Aprile 2012

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