La crisi c’è, anche in tavola. Ma se da un lato ha cambiato le abitudini e i consumi alimentari degli italiani, sembra non aver toccato il portafoglio degli appassionati del wine & food.
Da un’indagine delle associazioni dei consumatori italiane (Associazione Consumatori Utenti, Assoutenti, Casa del Consumatore, Codacons, Codici, Confconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori e Comitas), gli italiani "hanno sensibilmente ridotto i consumi di vino, dolciumi e carne rossa, e hanno incrementato quelli di pollame, farinacei e ortofrutta". Ma la musica cambia se dal consumatore "normale" si passa ai wine lover: per il 71% dei 1.101 enonauti che hanno risposto al sondaggio WineNews-Vinitaly, il budget mensile per la spesa agroalimentare è rimasto invariato sul 2011, ed il 66% dichiara di non aver diminuito la "voce" vino nel carrello della spesa.
Che per il 43% degli amanti del buon bere, incide dal 5 al 10% sul budget medio mensile destinato alla tavola, che, per 1 su 2, va dai 400 ai 600 euro all’anno (ma c’è anche un 20% che arriva fino a 1.000 euro, ed un 35% che arriva a 400 euro).
E anche in tempi di austerity e "spending review", si cerca di non rinunciare ad un po’ di sano edonismo, tanto che il "100%" dei wine lovers si concede almeno un "piccolo lusso" enogastronomico, e il must è il più semplice e tradizionale dei "riti": stappare una buona bottiglia con gli amici (indicato dal 30% delle risposte), a conferma di quanto la convivialità e lo stare insieme siano importanti quando si parla di vino.
Subito dopo, con il 28%, la cena in un buon ristorante, seguita dall’acquisto di una buona bottiglia (24%); il 10% non rinuncia ad un tour enoturistico ed il 5% indica sagre e feste popolari, mentre il 3% dichiara di non poter rinunciare a comprare prodotti di qualità e chicche gastronomiche da consumare a casa. Perché, anche in tempo di crisi, al piacere non si rinuncia (o lo si fa il meno possibile) ...
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