La riscossa dell’export dal “Nuovo Mondo” del vino passa dallo sfuso: emerge da un’analisi di Rabobank. Esempio? Nel primo trimestre 2012, il volume di vino argentino esportato è aumentato del 37,5% in volume e del 12,1% in valore, con lo sfuso a +131%, e l’imbottigliato a -7%.
Stesso trend per il Cile: +13,3% e +7,4% in valore, con lo sfuso a +62% (con punte del 288% in Usa e del 247% in Cina), su un imbottigliato a -6,6%. Idem in Sudafrica: export di sfuso a +31%, imbottigliato a -9%. Questione di prezzo, ma non solo, visto che negli States, per esempio, il valore medio di un litro di sfuso argentino è più che raddoppiato, passando da 83 centesimi a 1,74 dollari.
E anche in Australia e Nuova Zelanda la tendenza è la stessa. Un dato significativo che sembra riportare l’orologio della storia enologica mondiale indietro almeno di un trentennio, quando proprio questi Paesi concentravano la loro massa produttiva proprio sui vini sfusi.
Contingenza dettata da una fase economica che chiede di razionalizzare i costi (flexitank e simili sono estremamente più convenienti, per certi prodotti, di vini già imbottigliati), o tendenza da tenere d’occhio per il futuro?
Fonte: winenews del 1/08/2012
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